Al Ministro dell’Università e della Ricerca, prof. Gaetano Manfredi

E p.c. al presidente del CUN, prof. Antonio Vicino

Oggetto: Osservazioni e proposte della Consulta delle Scienze politiche e sociali (AREA 14) sul DM 1110 del 29-11-2019 e sul BANDO ANVUR del 3-1-2020

L’emergenza COVID-19 sta ridefinendo assetti istituzionali, modelli organizzativi e logiche d’azione individuali e collettive. Siamo tutti ormai consapevoli che la sfida che ci attende, fin dai prossimi giorni, è immane. A questa sfida non intendiamo sottrarci. Siamo convinti che solo con il contributo, e con l’assunzione di responsabilità, di tutte le forze che il Paese è in grado di esprimere e di mobilitare potremo farcela. Il sistema universitario sarà decisivo: per le intelligenze e le competenze che esso racchiude, per i rapporti che esso ha con i territori, per la sua capacità di progettare il futuro e dare una speranza alle nuove generazioni. L’Area 14, con tutta la ricchezza di tradizioni di pensiero e di ricerca che la contraddistingue, non farà mancare il proprio contributo di analisi e di proposte concrete.

Nell’esprimere piena adesione all’indirizzo indicato dal Ministro Manfredi che, recependo una diffusa richiesta delle comunità scientifiche, ha sottolineato la necessità di modificare le Linee Guida e di differire di un semestre la data finale di completamento delle procedure di valutazione, la Consulta della Scienze politiche e sociali ritiene tuttavia che le proprie riflessioni e le proprie posizioni sul DM e sul Bando ANVUR conservino una loro validità e che possano essere portate all’attenzione dei decisori.

Il nuovo ciclo di Valutazione della Ricerca (VQR3), pur introducendo alcuni elementi di novità rispetto alle precedenti edizioni, ripropone molti dei temi cruciali su cui negli ultimi anni si è sviluppato un ampio e proficuo confronto all’interno delle singole Associazioni Scientifiche e anche tra le diverse Aree dei saperi accademici. Come attestano i diversi documenti elaborati nel corso, e come esito, di tale confronto, le Comunità scientifiche hanno fornito al dibattito pubblico e ai decisori significativi spunti di riflessione e concrete proposte operative per superare le criticità e gli squilibri generati, o acuiti, nel sistema universitario del nostro Paese dall’attuale impostazione dei processi di valutazione.

La Consulta delle Scienze Politiche e Sociali intende anche in questo delicato passaggio esprimere la propria posizione partendo da una premessa irrinunciabile: che la Valutazione va pensata e progettata per far crescere la qualità del lavoro scientifico, e della conoscenza in generale, nonché per favorire il progressivo innalzamento degli standard qualitativi dell’intero sistema universitario nazionale. Un’attenta riflessione sul DM 1110 e sul Bando ANVUR – sui loro contenuti, sulla coerenza di quest’ultimo rispetto al DM, sui tempi e sulle modalità con cui si è pervenuti alla loro emanazione – induce la Consulta delle Scienze Politiche e Sociali a condividere pienamente i rilievi formulati dal CUN (16-01-2020) e le puntuali considerazioni svolte da altre realtà associative, come quelle contenute nel documento delle Consulte e Associazioni Scientifiche dell’Area 10 (02-02-2020) e 14 (SISDP, 25-02-2020). La Consulta dell’Area 14 richiama soprattutto l’attenzione sui seguenti aspetti:

Sul piano del percorso decisionale, in particolare si rileva che:

A. Non diversamente che per il passato, l’avvio del nuovo ciclo della VQR è stato contraddistinto da una scarsa trasparenza del processo di gestazione ed elaborazione sia del DM che, soprattutto, del Bando ANVUR. Eppure, preme qui ricordare, la richiesta di sottrarre all’opacità questi delicati momenti decisionali non solo era stata fatta propria con forza dall’intera comunità scientifica e accademica, ma era stata anche accolta – o quantomeno riconosciuta come criticità su cui intervenire – dagli stessi decisori. Disattendendo una diffusa e legittima aspettativa di un coinvolgimento delle comunità scientifiche, e delle loro espressioni organizzative (Associazioni scientifiche e Consulte), nelle diverse fasi del processo decisionale, si è peraltro fatto un passo indietro rispetto a prese di posizione pubblica (dell’ANVUR, in primo luogo) sulla opportunità/necessità di procedere in questa direzione a garanzia di una maggiore efficacia della Valutazione stessa;

B. L’architettura del processo, definita in condizioni di scarsa trasparenza, ha inciso sulle procedure e sulle scelte metodologiche, rendendole discutibili sotto diversi aspetti.

Il Bando introduce criteri e regole che, per un verso, assumono carattere retroattivo (Open Access) e, per un altro verso, danno luogo ad ambiguità applicative (selezione e ruolo dei Gev, condizioni del ricorso ai referee, autori multipli e Terza Missione).

Eppure, la certezza delle regole e, soprattutto, che queste regole abbiano efficacia nell’orientare i comportamenti futuri dei diversi attori del sistema, è una delle condizioni irrinunciabili perché il sistema stesso possa trasformarsi nel tempo in conformità agli indirizzi di policy che quelle regole esprimono.

Alcune scelte metodologiche risultano fortemente distorsive. In particolare, la prefigurazione di percentuali prestabilite per ciascuna delle fasce di valutazione dei prodotti non risponde ad alcuna finalità specificamente valutativa, ma rischia di avallare ipotesi di ranking tra e dentro le Aree, contravvenendo all’impostazione richiesta dal DM per il bando. Le eventuali distorsioni nella distribuzione della valutazione dei prodotti, che si vorrebbero prevenire, attengono piuttosto alla responsabilità delle comunità scientifiche che di ciò dovrebbero rispondere.

Sul piano dei contenuti, in particolare si osserva che:

A. Permanendo lo stato di definanziamento della ricerca, la riproposizione della logica dell’eccellenza è destinata a acuire gli squilibri che attraversano il sistema universitario italiano. Come ampiamente documentato, il “premio alle eccellenze” ha soprattutto concentrato, da un lato, risorse su ben identificabili territori, e, dall’altro, ha favorito specifiche aree della ricerca, lasciando in grave difficoltà tutte le altre, in particolare le aree delle scienze umane e sociali. Nella selezione dei componenti dei GEV, può essere opportuno tenere anche presente il criterio della rappresentanza di varie aree territoriali del paese.

B. Il combinato disposto di alcune regole e dispositivi (ad esempio, il rapporto fra Dipartimenti e Atenei nella scelta delle pubblicazioni/prodotti da valutare; l’onere che ricade sui Gev nella valutazione personale delle singole pubblicazioni) darà una forte spinta, di fatto, alla valutazione – vista nel suo svolgimento e nei suoi prevedibili esiti – verso la logica bibliometrica. Infatti, in mancanza della attribuzione ai componenti del GEV del compito principale di smistare i diversi prodotti a valutatori esterni, nelle istituzioni universitarie – negli Atenei ma anche nei singoli Dipartimenti – prevedibilmente verranno privilegiati quei prodotti e quelle pubblicazioni o delle aree bibliometriche o che possono essere sottoposte a una qualche forma di valutazione bibliometrica.

C. Se venisse confermata l’introduzione dell’open access con carattere retroattivo in questo ciclo VQR, assisteremmo non solo ad un’inaccettabile violazione di un principio fondante gli ordinamenti giuridici democratici, ma anche a un’azione incomprensibilmente penalizzante interi comparti del mondo della ricerca scientifica. L’open access può e deve diventare invece una grande opportunità per lo sviluppo della ricerca e della conoscenza nel nostro Paese.  Perché l’open access sia davvero open, occorre, però, una politica consapevole dei rischi che l’open access comporta qualora non venga sostenuta da una chiara visione strategica, concertata a livello europeo, e da congrui investimenti in personale e in infrastrutture.

Alla luce di queste considerazioni, che volutamente hanno inteso toccare solo questioni di carattere generale e prospettico, la Consulta delle Scienze politiche e sociali

CHIEDE

Che prima che si avvii la VQR3, a tutela dell’interesse generale, si modifichi il DM 1110 e si metta mano a una revisione del bando ANVUR che ne verifichi la coerenza rispetto al DM, per:

  1. Definire e delimitare chiaramente – in modo condiviso, chiamando a responsabilità le comunità scientifiche – gli scopi della valutazione avviata, in modo da non dar luogo ad usi impropri (ad es. valutazioni individuali) e/o metodologicamente scorretti (ad es., valutazione di riviste, ranking tra insiemi eterogenei) dei suoi strumenti e dei suoi risultati.
  • Restituire legittimità, dal punto di vista politico-accademico e giuridico-amministrativo, e condivisione, dal punto di vista culturale, scientifico e metodologico, alle procedure di valutazione, tenendo nel debito conto il significativo contributo che le comunità e le istituzioni di rappresentanza del mondo universitario (CUN, in primo luogo) hanno elaborato e posto all’attenzione dei decisori.
  • Al fine di effettuare una valutazione accurata e rigorosa, e in considerazione della scarsità di risorse economiche e tempo investito in questo esercizio di valutazione, diminuire il numero di prodotti richiesti per ricercatore.
  • Armonizzare le diverse normative, evitando che si ripropongano norme a carattere retroattivo, qualsiasi sia il loro ambito di applicazione.

Nel confermare la piena disponibilità al confronto costruttivo,

la Consulta delle Scienze politiche e sociali invia i più cordiali saluti.

6 maggio 2020